Si sono tenute in Cattolica dall’11 al 13 aprile le finali mondiali della Global Social Venture Competition (GSVC) organizzate, per la prima volta nella sua ventennale storia, in Europa a Milano ed ospitate dall'Università Cattolica del Sacro Cuore - ALTIS.
La Global Social Venture Competition è un concorso internazionale ideato e promosso dalla UC Berkeley’s Haas School of Business nel 1999 e oggi è una delle più note competizioni di startup a impatto sociale a livello mondiale.
Nata con lo scopo di creare una sinergia tra mondo accademico, imprenditoriale e finanziario al fine di favorire la creazione di imprese in cui sostenibilità economica e impatto sociale e/o ambientale siano integrati nella strategia aziendale, in una prospettiva d’azione win-win, oggi coinvolge 16 business school partner da tutto il mondo, oltre a numerosi finanziatori e imprenditori.
I team di giovani imprenditori hanno proposto soluzioni innovative per rispondere a problemi sociali e ambientali oggi particolarmente sentiti, quali il riutilizzo degli scarti, la tutela ambientale, la prevenzione sanitaria, l’inclusione sociale e l’utilizzo di nuove tecnologie per soddisfare bisogni sociali.
A contendersi il montepremi di 80 mila dollari sono state 19 le idee di impresa, selezionate da prestigiose business school a livello mondiale tra le 550 proposte pervenute. Tra le finaliste, provenienti da Corea del Sud, Filippine, Francia, Hong Kong, India, Libano, Senegal, Svezia, Uganda, USA, Thailandia, Turchia, anche due italiane: Helperbit - una piattaforma che utilizza il potenziale analitico del GIS e la tecnologia blockchain per permettere di effettuare donazioni “peer-to-peer” in crypto valuta, riducendo intermediari, tracciando i flussi economici e monitorando il loro utilizzo per garantire trasparenza e efficacia negli aiuti - e mEryLo’ - un dispositivo innovativo, compatto e facile da usare, che usa i globuli rossi come vettori dei farmaci chemioterapici (μEryLō – μicro Erythrocyte Lōading) per rendere la terapia più efficace e tollerabile per i pazienti.
Ad ottenere la vittoria è stata la libanese FabricAID, un innovativo sistema di raccolta, riciclo e redistribuzione degli abiti usati a comunità emarginate e in difficoltà, che sfrutta una rete di social franchising costituita da negozi creati dall’impresa stessa. In questo modo si crea lavoro e si aiutano concretamente i soggetti più vulnerabili. Gli abiti troppo vecchi vengono riciclati, riducendo così l’impatto ambientale dei rifuiti tessili.
Al secondo posto si è posizionata la statunitense NeMo, che produce un dispositivo indossabile a basso costo e smartphone pre-programmati, per permettere alle mamme che vivono nelle zone rurali di monitorare in casa i loro neonati.
L'ultimo gradino del podio spetta al'indiana Thinkerbell Labs, che ha ideato un dispositivo audio-tattile per consentire agli studenti non vedenti di imparare a leggere e scrivere sia a mano che al computer in codice Braille.