Al via in Cattolica il primo corso di alta formazione dedicato alle Case della Comunità
La solennità dell’aula Bontadini il 15 ottobre ha fatto da sfondo al workshop introduttivo del corso di perfezionamento in "Organizzazione e gestione delle Case della Comunità nell’ambito del riordino della sanità territoriale", felice intuizione del suo direttore scientifico, il professor Renato Balduzzi, e dell’Università Cattolica nell’intervenire con tempestività dal punto di vista dell’alta formazione, la prima in Italia nel suo genere, rivolta ai dirigenti delle aziende sanitarie, dei servizi sociali e del Terzo Settore per tradurre concretamente gli obiettivi del PNRR che prevedono espressamente l’istituzione delle Case e il conseguente riordino della sanità territoriale.
Questa occasione, estremamente innovativa per il futuro prossimo del sistema sanitario italiano, è stata ribadita dallo stesso professor Balduzzi: “Non ha più senso una divisione tra sanità territoriale e sanità ospedaliera, ormai siamo di fronte a un’unica rete socio-sanitaria per cui va portata a pienezza l’integrazione dei servizi”.
"Ringrazio il professor Balduzzi come preside e come cittadino. La prospettata integrazione tra ospedale e territorio consente di eliminare le barriere burocratiche, e la formazione che viene offerta tramite tale corso riguarda un modello organizzativo e gestionale virtuoso per i responsabili sanitari in vista del nuovo assetto della sanità territoriale", ha affermato il preside della Facoltà di Giurisprudenza, professor Stefano Solimano.
Il contributo dei giuristi alla sanità pubblica "non solo tutelando i diritti fondamentali individuali ma anche coinvolgendo il mondo del volontariato e della associazioni per una importante forma di sussidiarietà nella visione di una comunità solidale" è stato evidenziato dal professor Antonio Albanese, direttore del Dipartimento di Scienze giuridiche.
E' intervenuto anche il rettore, professor Franco Anelli, il quale ha riconosciuto alla base del corso la forza delle buone idee e la valenza della dimensione culturale. "Prima l’operare del medico era insindacabile e le sue indicazioni erano legge per il paziente, oggi siamo di fronte a un medico responsabile che, nel rapporto col paziente, deve spiegare e ottenere un consenso informato. Questo ci porta a recuperare una medicina vicina alle persone. Siamo parte attiva in un processo fatto di passione, conoscenza e cultura".
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