Riformare la Riforma del Terzo Settore
In questo eccezionale momento storico il Terzo Settore sta dimostrando tutto il suo valore e sta contribuendo in modo sostanziale ad affrontare l’emergenza sanitaria e sociale.
Non vi è dubbio che anche nella prossima, e speriamo vicina, fase di ricostruzione economica e sociale gli enti non profit avranno un ruolo importante e probabilmente determinante soprattutto per le fasce deboli (in crescita) della popolazione.
Tale ruolo, almeno a parole, è stato già riconosciuto dal Governo, viene enfatizzato dai media, e di fatto apprezzato da tutti i cittadini che, in vario modo, concorrono a sostenere con i fatti e con le donazioni gli enti impegnati a fronteggiare i nefasti effetti del Covid 19.
Dobbiamo purtroppo constatare che il triennio passato dedicato a cercare di elaborare una Riforma del Settore è stato sprecato e oggi si constata che tutti gli obiettivi importanti che ci si era posti (trasparenza, rendicontazione, efficienza ed efficacia) sono rimasti sostanzialmente al palo quando sarebbero oggi importanti per una ripartenza sociale ed economica.
Ci si è incartati in una normativa barocca , burocratica, centralizzata e diretta dall’alto ( Ministero del Lavoro e Cabina di regia del Governo) per un settore che è per definizione privato, pur svolgendo attività di interesse pubblico. Il Settore ha bisogno di operare col controllo pubblico sulla efficacia dei propri interventi, ma senza vincoli stringenti gestionali.
Poiché dopo questi eventi nulla sarà più come prima, occorrerebbe anche per il Terzo Settore avere il coraggio e la visione di un radicale cambiamento di rotta, riformando in modo sostanziale la Riforma che giace stanca sui nostri scaffali giuridici ed aprendo una fase nuova e necessaria per risalire la china del dopo virus.
Occorrerà innanzitutto sganciare il settore dalla dipendenza del Ministero del Lavoro e creare soggetti autonomi, organizzati dal Terzo Settore, che governino i problemi degli enti. C’era l’Agenzia del Terzo Settore ed è stata utile. Può essere ripristinata o può essere trovata una soluzione similare, magari finanziata dal 5 per mille, ma comunque sganciata dalla Pubblica Amministrazione. La Pubblica Amministrazione deve intervenire dopo valutando e finanziando ciò che di buono fanno gli enti.
Poi occorre semplificare la normativa secondo un criterio di proporzionalità, tenendo conto che gli enti sono migliaia, ma prevalentemente di piccola dimensione.
Il Terzo Settore va liberato e come in altri momenti storici (pensiamo alle Ipab o alle mutue o associazioni ottocentesche) potrà dare tanto per il futuro del nostro Paese.
Adriano Propersi
Docente di Economia delle aziende non profit
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