1. Informazioni generali
Anno di uscita: 2013
Genere: fantascienza
Origine: Regno Unito, Stati Uniti, Francia, Romania
Durata: 107 minuti
Casa di produzione: Zero Theorem, MediaPro Studios, Voltage Pictures, The Zanuck Company, Zanuck Independent
Figure professionali: Terry Gilliam (regia), Pat Rushin (sceneggiatura), Dean Zanuck (produttore), Christoph Waltz, Mélanie Thierry, Matt Damon (cast)
Riconoscimenti: nomination ai Saturn Awards 2015 (Miglior Film di Fantascienza)
2. Descrizione
Presentato in concorso al Festival del Cinema di Venezia del 2013, The Zero Theorem è il titolo che conclude l’ideale “trilogia distopica” dell’ex Monty Python Terry Gilliam, iniziata nel 1985 con Brazil e proseguita con L’esercito delle 12 scimmie (Twelve Monkeys, 1995).
Qohen Leth (il nome del protagonista, interpretato dall’attore austriaco Christoph Waltz, richiama il libro biblico del Qoelet) è un paranoico programmatore informatico che lavora per la Mancom, una grande corporation attiva nel settore delle tecnologie digitali, e analizza “entità” per la sezione di ricerche ontologiche dell’azienda. Qohen trascorre ogni attimo della sua vita in attesa di una chiamata che potrà dare un senso alla sua vita e, per non perdere la cruciale telefonata, chiede al Management della Mancom di potere lavorare da casa. Il Direttore accoglie la richiesta di Qohen, affidandogli un supercomputer e il compito di risolvere il “Teorema Zero”, una complicata equazione. Come già molti altri, anche Qohen subisce l’influsso negativo del Teorema, rimanendo vittima di una serie di incubi e allucinazioni. Grazie all’aiuto di Bainsley, una camgirl che sembra avere una particolare sintonia con Qohen, e a Bob, il figlio prodigio del Direttore, Qohen torna a connettersi con l’umanità che lo circonda, prima di venire schiacciato dalla rivelazione finale sul senso del Teorema Zero.
3. Ambiti distopici
Come nei precedenti lungometraggi distopici diretti da Gilliam, anche The Zero Theorem è costruito a partire dall’unione di elementi quali il retro-futurismo, una società di matrice orwelliana (le persone che popolano il mondo del film sono poste sotto costante sorveglianza) e il consueto surrealismo che caratterizza la produzione del regista statunitense naturalizzato inglese.
The Zero Theorem ha modo di spaziare tra diversi ambiti distopici. In primo luogo, il film immagina un mondo dominato dalle grandi corporation del web, che hanno reso la vita quotidiana un’esperienza simile alla navigazione internet (in una delle prime scene del film, mentre si sta recando al lavoro, Qohen viene assillato da numerose pubblicità pop-up). Nelle diverse scene ambientate alla Mancom o nella postazione di lavoro domestico di Qohen, inoltre, si rileva come non ci sia alcun grado di separazione tra umano e macchina, che sembrano operare come un’unica entità.
The Zero Theorem, infine, è soprattutto un film sulla solitudine e la mancanza di una direzionalità nella vita. Consapevole che l’agognata chiamata che risolverà tutto non arriverà mai, Qohen può trovare rifugio solo nella realtà virtuale.
4. Coordinate spazio-temporali
Il film si svolge in un non meglio precisato futuro e anche il setting geografico è volutamente mantenuto anonimo. Ad eccezione di una manciata di scene ambientate in esterna (il già citato tragitto giornaliero di Qohen da e per gli uffici della Mancom), il film è perlopiù ambientato in ambienti chiusi e angusti (i cubicoli in cui lavorano i dipendenti della Mancom; la chiesa sconsacrata in cui abita Qohen, ricolma di oggetti ormai dimenticati), a cui fanno da contraltare gli spazi aperti della realtà virtuale.
Keywords, tag: fantascienza, realtà virtuale, Regno Unito, retro-futurismo, sorveglianza di massa