Quali sono le strategie di successo intraprese dagli enti e quali soluzioni devono essere adottate per prevenire fenomeni corruttivi nel processo acquisti? Come applicare in modo integrato i differenti obblighi di trasparenza? Come integrare gli strumenti anticorruzione con il Piano triennale di prevenzione della corruzione e con gli altri strumenti di internal auditing? Quali approcci socialmente responsabili possono essere applicati al processo acquisti? Quali sono le best practices individuate dalla Commissione europea e dall’Autorità nazionale anticorruzione?
Attraverso un confronto con operatori dell’amministrazione e studiosi di varie discipline, il seminario ha fatto emergere buone pratiche capaci di fare sintesi tra le diverse esigenze dell’efficienza, della trasparenza e dell’anticorruzione.
Numerosi sono stati gli spunti emersi.
L’attenzione si è focalizzata, ad esempio, sulla necessità di intensificare i controlli sugli strumenti di programmazione, sul ricorso a proroghe contrattuali, sulla presenza di gare aggiudicate con frequenza agli stessi soggetti o con unica offerta valida, al fine di cogliere i segnali di una mancanza di trasparenza e, pertanto, di un uso distorto della discrezionalità che può favorire comportamenti corruttivi.
Come sostiene il prof. Matteo Caputo, professore associato di Diritto penale dell’Ateneo, infatti, “in un’ottica preventiva e in linea con il principio di extrema ratio del diritto penale è importante incrementare e valorizzare gli strumenti di prevenzione extra-penali, di natura amministrativa e gius-contabile”.
Anche l’organizzazione dell’ente e la gestione del rischio possono contribuire a raggiungere obiettivi di efficienza, trasparenza e anticorruzione, ad esempio attraverso la riorganizzazione dei processi, il coinvolgimento dei vertici delle diverse aree dell’amministrazione nelle scelte aziendali, la condivisione con i dipendenti di valori e principi etici.
In questo contesto si collocano anche istituti che impattano sulla legittimità dell'azione amministrativa. “L’introduzione di un obbligo di astensione in presenza di un conflitto di interessi e la sua enunciazione nella legge generale sul procedimento può essere salutata con favore – afferma il prof. Giovanni D’Angelo, professore associato di Diritto Amministrativo dell’Università Cattolica–. Tuttavia il testo non definisce compiutamente il conflitto di interessi e lascia aperte alcune questioni di fondo, che il contenzioso davanti al giudice amministrativo sta ulteriormente mettendo in risalto”.
“Anche la razionalizzazione delle procedure di spesa – sostiene il prof. Giammarco Sigismondi, professore associato di Diritto Amministrativo dell’Ateneo – oltre al ricorso a una programmazione attenta e alla predisposizione di piattaforme informatiche, può consentire agli enti locali di raggiungere un significativo incremento dell’efficienza”.
Quali buone pratiche sono quindi applicabili al processo acquisti? “L’analisi di rischio delle singole fasi del processo (preparatoria, di affidamento, di esecuzione del contratto) contenuta all’interno dei Piani triennali di prevenzione della corruzione – afferma la prof.ssa Barbara Boschetti, professore associato di Diritto Amministrativo dell’Università Cattolica – dimostrano come alcune soluzioni innovative (quali, ad esempio, la pubblicazione dei documenti di gara, la previsione di meccanismi di allerta, sistemi di monitoraggio automatico e costante, nuovi modelli di patti d’integrità) possano rispettare gli adempimenti in tema di trasparenza, raggiungendo al contempo finalità di risparmio di spesa”.
Il seminario è stato finanziato dal Ministero dell’Interno, nell’ambito del programma di formazione dei segretari comunali e provinciali e dei dipendenti degli enti locali per l’anno 2017 curato da Anci-Upi-Accademia per l’Autonomia.