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Lo sport può essere una preziosa risorsa per ragazzi affetti da Disturbo oppositivo provocatorio (Dop). L’impulsività di cui questi ragazzi soffrono, così come l’incapacità di essere attenti a più cose contemporaneamente, nell’ambito di alcune attività sportive possono diventare - se ben gestiti - dei veri e propri punti di forza. Come spiega Paola Vago, docente di Teoria e metodologia del movimento umano presso l'Università Cattolica.
Il bambino Dop soffre di un disturbo - con forte comorbilità con il deficit d’attenzione e iperattività (Adhd) - che va a colpire il lobo frontale e prefrontale del cervello, rendendolo meno capace di controllarsi rispetto agli altri. Nel contesto scolastico vive frequentemente forme di disagio, di esclusione o comunque una serie di insuccessi legati a un comportamento difficilmente gestibile in un ambiente dove è necessario mostrare autocontrollo.
Se le loro difficoltà vengono gestite strategicamente, nello sport per questi bambini c’è la possibilità di trovare modalità corrette di espressione. Il bambino Dop «è un ragazzo con un disturbo che potrebbe, attraverso strategie appropriate, stare meglio in campo che non in classe» spiega lo psicologo Gianluca Daffi, docente del corso di alta formazione sulla Gestione dei Disturbi del comportamento in contesti ludico-sportivi, proposto da Cattolicaper lo Sport e messo a punto proprio con la collaborazione della professoressa Paola Vago.
Un percorso che vuole creare un nuovo profilo professionale di allenatore-educatore sportivo preparato a intervenire nel settore. Questo tipo di intervento psicoeducativo ha anche lo scopo di aiutare sia il bambino sia la sua famiglia a trovare strategie che gli permettano di sviluppare competenze utili per gestire la propria impulsività e inserirsi in modo adeguato nel contesto sociale di riferimento, prevenendo l’esclusione e, in estrema soluzione, il passaggio dai servizi scolastici e sanitari ai servizi sociali.
«Esistono interessanti lavori di ricerca americani sul valore di alcuni sport, come per esempio il rugby o addirittura il golf, in cui vengono sfruttate le fragilità di alcuni atleti affetti da questi tipi di disturbo per ottenere miglioramenti in termini di controllo del comportamento» afferma il professor Daffi. «In ogni caso molti sport si prestano per convogliare le energie di questi ragazzi».
Sono soprattutto alcune attività come le arti marziali a garantire un miglior controllo dell’impulsività e un miglioramento dell’attenzione ma anche gli sport di gruppo possono essere occasione per potenziare alcune competenze. Spesso risultano essere fondamentali per una giusta scelta della tipologia di sport le esperienze che emergono dalle famiglie di questi bambini con fragilità.
In una famiglia, la presenza del Disturbo Dop è generalmente fonte di stress, affaticamento e tensione, tanto per il bambino che ne è affetto quanto per i suoi genitori. Quando queste famiglie si ritrovano a essere assistite da un ambiente sportivo che possa contenere e integrare, i loro bambini si sentono tutelate.
La figura dell’allenatore, dell’educatore, del coach risulta centrale: molti genitori ringraziano e raccontano esperienze in cui il mister sia riuscito a cambiare l’approccio e a motivare i bambini verso una pratica sportiva collettiva appagante. Mamme e papà riconoscono che la figura carismatica dell’allenatore spesso riesce a modificare un percorso che sarebbe potuto essere irrimediabilmente segnato per certi bambini.
Dal corso di alta formazione, nel frattempo, hanno già preso vita altri progetti interessanti, tra cui Adhd Friendly messo in atto a Brescia da un gruppo di partecipanti all’edizione dello scorso anno. Con l’aiuto di Fondazione Cariplo i docenti hanno realizzato un progetto sportivo con interventi di affiancamento da parte di un educatore specializzato nella gestione dei disturbi del comportamento su soggetti segnalati dalla neuropsichiatria infantile del territorio. I primi risultati, molto soddisfacenti, hanno confermato la bontà dell’intervento che ha consentito anche alle famiglie di notare i primi miglioramenti nei bambini. Sia per gli allenatori che per gli organizzatori del corso di Alta formazione è stata una conferma della bontà delle strategie messe in atto per contenere questi disturbi.
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