Calcio, democrazia, mercato: Lectio con Lorenzo Casini
In Università Cattolica, Lectio del Presidente della Lega Serie A, Lorenzo Casini. "C’è democrazia nel calcio e nelle sue istituzioni? E come agisce il calcio nelle democrazie?"
di Francesco Berlucchi
Gli Europei 2020 sono stati un grande successo azzurro, non solo sportivo. Grazie alla vittoria, dopo 53 anni di astinenza, l’Italia ha incassato 28 milioni di euro, 10 dei quali per la vittoria finale. Questo trionfo vale però ben più di 28 milioni, come spiega Claudio Sottoriva, direttore scientifico del Corso executive Finance per non Finance Manager. Fondamenti di gestione finanziaria nel settore del calcio professionistico. «La vittoria agli Europei da parte della Nazionale di Roberto Mancini – racconta Sottoriva – ha provocato un effetto positivo su tutto il movimento, non solo calcistico ma sportivo in generale. Gli introiti percepiti dalla Federazione sono solo una parte dei benefici, diretti e tangibili, derivanti da una vittoria che ai nastri di partenza risultava inaspettata ai più. Non sono da sottovalutare anche gli effetti positivi indiretti che certamente aiutano il movimento, riportando anche la giusta attenzione sull’importanza dello sport nel contesto sociale dopo le tante rinunce degli ultimi due anni dovute alla pandemia».
All'alba della stagione 2021/2022, essere campioni d’Europa rappresenta un vantaggio concreto anche per i club italiani. L'Uefa verserà infatti 130 milioni di euro alle società da cui provengono i calciatori delle nazionali che hanno partecipato a Euro 2020, suddivisi in base al numero di giorni in cui essi sono rimasti a disposizione dei vari commissari tecnici. Tra le squadre con più convocati, ci sono Juventus, Atalanta e Inter. «Determinati aspetti e termini economici – prosegue Sottoriva – vengono spesso sottovalutati o totalmente ignorati dagli appassionati che, ovviamente, hanno una conoscenza marginale di determinate tematiche legate al business. Certi meccanismi influenzano anche le scelte strategiche delle società e sarebbe dunque opportuno avere una formazione e un’informazione puntuale per permettere di ragionare con tutti gli elementi a disposizione. In un periodo come quello che abbiamo vissuto, e stiamo vivendo, la possibilità di incrementare gli introiti è un’opportunità non di poco conto per i club che stanno ancora affrontando una situazione di difficoltà finanziaria che ha messo in ginocchio un sistema non sostenibile».
In questo contesto, la vittoria della Nazionale di Mancini agli Europei dà una spinta anche alla nostra economia. Coldiretti, per esempio, ha ricordato che in occasione delle grandi vittorie calcistiche la crescita del Pil stimata dagli economisti è pari allo 0.7%. Per l’Italia significherebbe un possibile aumento del prodotto interno lordo italiano di 12 miliardi di euro. «Questo effetto è certamente attribuibile in buona parte alla vittoria sportiva di Wembley – aggiunge – e questa crescita potrebbe essere accompagnata e supportata da un incremento del 10% dell’export Made in Italy. Abbiamo già avuto la possibilità di apprezzare questo effetto positivo in occasione dei Mondiali 2006. Dopo la vittoria di Berlino, infatti, il Pil crebbe del 4.1% e la disoccupazione diminuì del 10%. Ovviamente non è dimostrabile una perfetta correlazione tra la vittoria sportiva e gli effettivi e diretti benefici in termini economici, ma dai dati traspare certamente quanto lo sport possa essere un volano per la ripresa economica di un Paese. In questo senso è importante sottolineare come la vittoria degli Europei sia un vantaggio anche per la riconoscibilità del brand Italia, che acquista maggior valore anche fuori dal territorio domestico».
Insomma, il calcio non è solo un gioco. Gli operatori del settore lo sanno bene, e chi ha frequentato il Corso executive Finance per non finance manager (come Carlalberto Ludi, oggi direttore generale del Como 1907, nel video che segue) lo ha capito da tempo. «Il calcio non è un gioco – commenta Valerio Casagrande, CFO del Parma Calcio e condirettore del Corso insieme all’avvocato Gabriele Nicolella –. Ne abbiamo fatto uno slogan, anche provocatorio, con un’intenzione ben precisa: evidenziare la necessità di un approccio al settore che sia altamente professionale e supportato da adeguate competenze, maturate anche grazie a un’appropriata formazione. Personalmente ritengo che tale approccio sia in primo luogo un imperativo morale, rispettoso dell’importanza che il calcio riveste per tutti gli appassionati e della funzione sociale che svolge, nonché del volume d’affari che genera. Lo ribadisco – continua – anche rispettoso del volume d’affari e, in assoluto, della dimensione economico-finanziaria. Perché qualsiasi soggetto che si trovi nelle condizioni di amministrare, gestire o semplicemente avere effetto su capitali di portata pari a quelli circolanti nel settore calcistico ha il dovere di improntare il proprio operato alla massima serietà e professionalità e non allo spirito amatoriale che può caratterizzare un gioco».
È dunque evidente che la formazione continua sia sempre più fondamentale in un settore in continua evoluzione come lo sport. Durante gli Europei, del resto, il ct Mancini ci ha ricordato l’importanza di saper scegliere gli uomini giusti, in campo e accanto a sé. «Dotarsi di adeguate professionalità e competenze, anche grazie alla formazione mirata e di alto livello, è un elemento imprescindibile – aggiunge Casagrande –. All’interno del bagaglio di competenze la sfera economico-finanziaria è centrale e la rilevanza di tale dimensione aziendale è determinata da una molteplicità di aspetti. Penso alla complessità del business che impone un’accurata pianificazione finanziaria, ma anche alla significatività della regolamentazione afferente a questo ambito, come il Financial Fair Play dell’Uefa o il Sistema delle Licenze nazionali. Senza dimenticare altri fattori importanti, come la specificità di alcuni istituti di settore: per fare solo un esempio, la stanza di compensazione operante nell’ambito dei trasferimenti dei calciatori. Proprio per questo una delle caratteristiche principali del Corso Finance per non finance manager è l’equilibrata combinazione tra l’insegnamento di elementi teorici e la condivisione di esperienze e soluzioni pratiche ed operative. Un ideale connubio tra il mondo accademico, incarnato dalla secolare eccellenza dell’Università Cattolica, e l’esperienza pragmatica dei manager e dei professionisti, rappresentata dai docenti del corso».
Photo credits: Twitter @azzurri
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