di Emmanuele Michela
I gemelli della racchetta
I volti della Dual Career
La sola cosa che non fanno assieme è giocare a tennis, lo sport che li ha stregati da bambini (avevano appena 5 anni) grazie al papà e al nonno e che ora praticano ad alti livelli: «Abbiamo provato a fare il doppio, ma non siamo molto affini», scherza lei. Per il resto, Agnese e Alessandro Zapelli, gemelli, sono cresciuti uniti dalla racchetta sempre in mano, oltre a studiare Economia e gestione aziendale entrambi in Cattolica, col sostegno del Programma Dual Career.
«Abbiamo scoperto questo Programma dai social - dice Alessandro -. Penso che sia un supporto fondamentale sapere di avere qualcuno a cui rivolgersi in caso di necessità. Spesso io non ci sono a causa delle gare in giro per l’Italia, ed è difficile trovare qualcuno che ti dia supporto, mentre qui c’è accompagnamento in questo. Il fatto che siano psicologi aiuta, capiscono l’atleta e il momento che sta passando, dandogli anche un sopporto emotivo».
Così i fratelli Zapelli ogni mattina prendono il treno dalla loro Novara, per frequentare l’università e poi rientrare al circolo Club Piazzano, dove si allenano. I ritmi sono intensi, ma tennis e università insegnano anche tanta organizzazione ad entrambi, che vedono il loro futuro dentro e fuori dal rettangolo di gioco: «Avendo fatto il classico ho capito cosa non volevo studiare: le materie umanistiche - esordisce Agnese -. Questa laurea mi dà anche la possibilità di una scelta futura, vedo tanti sbocchi professionali. A me l’ambito sportivo piace, anche se vorrei fare un semestre all’estero per interfacciarmi con un modo differente di vivere». E Alessandro? «Mi piacerebbe rimanere nel mondo dello sport anche dovessi smettere di giocare. Per questo motivo vorrei fare un master in Management dello sport terminato il mio percorso di laurea magistrale in università».
Nel frattempo hanno iniziato ad allenare i bambini. Dice lei: «Mi piace molto allenare, anche se penso che sia importante affacciarsi ad un mondo lavorativo non sempre legato al nostro ambito, per capire come funziona il mondo anche fuori dal nostro circolo». «Allenare e giocare è diverso - le fa eco il fratello -, mentre gioco non capisco sempre ciò che sbaglio, mentre quando alleno cerco di notare tutti i particolari dell’errore per migliorarli. Sto imparando ad avere più pazienza».