Università Cattolica del Sacro Cuore

Le crisi umanitarie al centro della Giornata mondiale del servizio sociale

 

Co-costruire un nuovo mondo eco-sociale: non lasciare indietro nessuno” è il tema del World Social Work Day, la giornata mondiale del servizio sociale che quest’anno si celebra il 15 marzo, promossa dalla Federazione internazionale degli assistenti sociali (I.F.S.W.). È la giornata in cui assistenti sociali, ricercatori, docenti e studenti di servizio sociale celebrano il loro impegno, promuovendo consapevolezza sull’importanza di una disciplina e di una professione impegnata al fianco di famiglie, gruppi e comunità in situazioni di vulnerabilità e disagio.

La giornata mondiale di quest’anno ricorre in un momento storico particolarmente drammatico. Il principio “non lasciare indietro nessuno” ispira e sostiene gli assistenti sociali nella promozione e nella difesa dei diritti umani, anche in scenari di guerra, catastrofi e disastri ambientali che causano profonde crisi umanitarie.

Promuovere la giustizia sociale è la ragion d’essere del servizio sociale in tutto il mondo. Quest’anno, in occasione della giornata mondiale, docenti e studenti di Servizio sociale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore rivolgono iniziative di studio sul ruolo del Social work in situazione di guerra e crisi umanitarie. Siamo profondamente colpiti da quanto sta accadendo in Ucraina, desiderosi di contribuire, attraverso la ricerca e la formazione dei futuri assistenti sociali, allo sviluppo di politiche e pratiche d’intervento che contrastando la violenza e l’oppressione supportino la co-costruzione di scenari di benessere e coesione sociale.

Se guardiamo alle origini del servizio sociale, notiamo che questa professione nasce nelle società colpite da carestie, guerre, epidemie per rispondere ai bisogni delle persone sofferenti, emarginate e discriminate. Anche al presente, in collaborazione con altri professionisti e organismi specializzati come la Protezione civile (A.S.PRO.C.), gli assistenti sociali mettono a disposizione le proprie competenze per programmi e interventi diretti al superamento dello stato di crisi.

Per aiutare la popolazione civile colpita dalla guerra, gli assistenti favoriscono l’accesso alle informazioni, alle misure di protezione e ai servizi di cura; accompagnano i rifugiati nel riorganizzare la propria vita e costruiscono progetti di accoglienza per bambini e ragazzi orfani o temporaneamente privi di cure; sostengono nella ricostruzione di relazioni affettive interrotte e supportano i famigliari nel riconoscimento dei defunti o nella ricerca di persone scomparse.

Tipicamente il servizio sociale opera nelle comunità, nei centri d’accoglienza, nei Servizi per l’aiuto e negli ospedali, tuttavia le loro funzioni si estendono oltre. In diversi Paesi del mondo gli assistenti sociali sono presenti anche nelle forze armate. Il Military social work, ossia il servizio sociale dell’esercito, nasce per sostenere i militari e le loro famiglie nell’affrontare le drammatiche conseguenze fisiche, psichiche, economiche e sociali che la guerra comporta, basti pensare all’elevato tasso di suicidi tra i reduci di guerra (secondo il Veteran Affair Office, nell’anno 2019 negli Stati Uniti è stato stimato il doppio rispetto al resto della popolazione).

Prof.ssa Elena Cabiati
Docente di Metodologia del Servizio sociale - Università Cattolica
 

 

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