Università Cattolica del Sacro Cuore

di Francesco Berlucchi

L'Italia di Roberto Mancini è pronta ad affrontare la sfida Euro 2020. Che non è un Europeo qualsiasi: intanto, deve essere quello della rinascita azzurra dopo il flop mondiale e l'esclusione da Russia 2018; e poi - anzi, soprattutto - gli Europei rappresentano il ritorno al calcio dei tifosi sugli spalti, dei colori e delle voci negli stadi. Per la prima volta nella storia, non hanno una sede fissa, perché le nazionali giocano in 11 città tra Italia, Azerbaigian, Germania, Olanda, Romania, Ungheria, Danimarca, Scozia, Spagna, Russia e Inghilterra (ne abbiamo parlato anche in questo podcast con Maurizio Compagnoni, Carlo Pizzigoni e Paola Abbiezzi).

Il ct Mancini ha ricostruito la Nazionale mattone dopo mattone. Senza stelle, ma lavorando sulla squadra. Lo ha fatto ripartendo da Coverciano, la casa della Nazionale italiana di calcio. Il luogo da cui sono appena tornati  gli studenti del Master in Teoria e metodologia della preparazione atletica nel calcio dell'Università Cattolica. L’obiettivo, per loro, era imparare sul campo, allenati e guidati dai coach della Federazione italiana giuoco calcio (Figc) al Centro tecnico federale.

È un sogno che diventa realtà per gli studenti del Master, sono proprio loro a raccontarlo. «Si alza una sbarra, entri e vieni sommerso da sensazioni che solo da bambino hai sperato fossero vere – racconta Andrea Saldarini, uno degli studenti della quinta edizione – Appena arrivi ti rendi conto di essere in un luogo magico per chi ama il calcio, incantato».

Una prospettiva diversa è quella di Alessandro Guzzetti, oggi studente del Master e portiere da sempre: «Indossare i guanti e calcare i campi di Coverciano è una sensazione incredibile, difficile da spiegare. Mi sono venuti in mente i grandi portieri che hanno difeso quella porta e ho pensato: “Ma davvero io sto giocando dove ha parato Buffon?”».

In un anno molto particolare a causa della pandemia, tre giorni a tu per tu con i campi di Coverciano diventano un’occasione doppiamente significativa. «Dopo tante lezioni online – spiega Greta Anghileri – finalmente sono riuscita a conoscere di persona i miei compagni di corso. Le lezioni pratiche con Ettore Donati hanno arricchito in maniera incredibile il mio bagaglio di conoscenze. È una persona davvero fantastica e quella di Coverciano è stata un’esperienza meravigliosa, da appassionata di calcio la porterò nel cuore».

Non solo lezioni. Già, perché a Coverciano gli incontri più interessanti si fanno tra i campi e le aree relax del Centro federale. «Per non farci mancare nulla - racconta Andrea De Fraia - abbiamo avuto modo di pranzare insieme a grandi campioni come Alessandro Del Piero, Daniele De Rossi e Christian Vieri. Insomma, mi sono sentito come un bimbo al parco giochi. Avere l’opportunità di varcare la porta del più importante centro sportivo italiano e calcare quei campi, che hanno visto la storia del nostro calcio, è stato per me motivo d’orgoglio».

E poi ancora in campo, questa volta con Alessandro Di Giovanni. «Stretching, forza, mobilità, postura – continua Andrea Saldarini –, sembra di aver letto un libro di metodologia dell’allenamento tutto in un pomeriggio. Il prof. è letteralmente un mito: usciamo dal campo distrutti ma contenti, e arricchiti». Alla fine, il Museo del Calcio. Dove gli studenti, sempre guidati da Paola Vago, coordinatore didattico del Master, sono stati protagonisti di un tour tra veri e propri pezzi di storia del nostro calcio. 


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