BANDO DOTTORATO SCIENZE DELL'ES. FISICO
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Utilizzare lo sport come strumento di inclusione sociale. È una delle mission di Fondazione Milan, la public charity che dal 2003 agisce in Italia e all’estero per generare impatto sociale positivo. «Volevamo sviluppare un modello di intervento per mettere a disposizione il nostro know-how a ragazzi con problematiche particolari, a rischio dispersione scolastica e a minori in conflitto con la legge – dice Rocco Giorgianni, project manager della Fondazione –. Crediamo che lo sport possa contribuire alla crescita e allo sviluppo delle singole persone, permettendogli di contribuire, a loro volta, al benessere e alla prosperità delle proprie comunità».
Un lavoro di enorme impatto sociale, dunque, che necessita però un’accurata valutazione di efficacia su tali progetti. Per questo motivo la Fondazione si è avvalsa del contributo dell’Università Cattolica, attraverso l’Alta scuola di psicologia Agostino Gemelli (Asag). «Il concetto di inclusione è molto facile da definire, ma quando viene messo in pratica talvolta si traduce in una mera fornitura di materiali – commenta Caterina Gozzoli, docente di Psicologia del lavoro e delle organizzazioni e direttore di Asag –. Siamo dunque andati a declinare nello specifico gli obiettivi del progetto proposto da Fondazione Milan, in linea con il suo mandato, e ad individuare indicatori di efficacia coerenti. Abbiamo monitorato quattro presidi - ossia quattro società appartenenti al circuito Milan Junior - a Milano, Roma e Napoli».
«La finalità è chiara – continua la professoressa Gozzoli –, consiste nel verificare se siano stati attivati realmente dei processi a sostegno dell'inclusione sociale a favore di minori a rischio». Il vero punto di forza di questo progetto, però, è l’espansione delle reti territoriali che favoriscono la vita di questi ragazzi. «Abbiamo fatto una mappa di rete – spiega la professoressa Gozzoli –. C’erano società che non avevano relazioni con le scuole, gli oratori o gli enti locali. Grazie a questo progetto, che ha funzionato come mediatore sociale, hanno invece potuto sviluppare relazioni di valore. In altre parole: si è creata davvero una rete territoriale prima inesistente? È stata realizzata veramente una relazione di fiducia o una maggiore coesione fra i ragazzi? Noi abbiamo verificato come sono variati nel tempo tutti questi elementi».
«Lo sport è un ottimo strumento di ingaggio e di integrazione per strutturare le reti territoriali – aggiunge Giorgianni –. E la valutazione dell’efficacia del progetto ci permette di capire se abbia senso andare avanti. Ma ci fornisce anche una rendicontazione che possa essere utile a dimostrare l’importanza del nostro lavoro a chi ci sostiene». Tutto ciò si traduce nel rilevare quanto la coerenza delle finalità porti ad azioni e fatti concreti. Ed è una delle expertise più sviluppate di Asag, che lavora da anni nell’ambito della valutazione dell’impatto sociale.
«La partnership con Fondazione Milan nasce da un impegno dell’Ateneo sul territorio, essendo la psicologia legata allo sport uno dei temi che Asag sviluppa con più attenzione – afferma Davide Fantinati, coordinatore delle Alte scuole dell’Università Cattolica –. In tutte le collaborazioni che abbiamo portato avanti in questi anni, non solo nel settore sportivo, il minimo comune denominatore è sempre stato una profonda interazione con gli attori che sono sul territorio, che è indubbiamente un valore aggiunto sia per il territorio stesso sia per l’Università».
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