"Do you speak touriste?". Era questo il nome di un progetto sviluppato qualche tempo fa dall’ente del turismo della Regione di Parigi che, con una serie di brochure informative e un portale destinato agli operatori di settore, ha cercato di migliorare la qualità dell’accoglienza in città e rimediare al sentiment non proprio positivo dei turisti verso i parigini, notoriamente restii all'uso di lingue diverse dal francese.
L'iniziativa - che ha riscosso un certo successo anche mediatico - ha mappato abitudini, stili di consumo, aspettative e interessi di 16 diversi mercati turistici di riferimento della Ville Lumière, dall'Italia al Brasile, dall'India alla Corea del Sud. Obiettivo: dare qualche consiglio - compreso un piccolo vocabolario di base - a operatori e residenti per aiutarli a far sentire a proprio agio gli ospiti in città.
Nuove geografie del turismo
Spesso, infatti, il primo scoglio a una buona accoglienza turistica è proprio la diversità linguistica: per un turista non trovare informazioni nella propria lingua, non sentirsi capito nemmeno sforzandosi di parlare inglese, può essere frustrante e compromettere la sua esperienza di viaggio, cosa particolarmente vera soprattutto per alcuni mercati e in particolare quelli a Oriente, oggi in forte sviluppo.
D'altra parte, un'ottima padronanza delle lingue straniere e del relativo gergo tecnico di settore è prerequisito fondamentale per gli operatori al fine di sviluppare il proprio business ma anche per rafforzare rapporti commerciali e per orientarsi strategicamente online nel promuoversi o aggiornarsi, come dimostrano anche le esperienze di professionisti affiancati, nel corso degli anni, dal SELDA, il Servizio Linguistico dell'Università Cattolica.
Conoscere le lingue, infine, non è solo una competenza necessaria per meri scambi informativi ma un sapere culturale più vasto che aiuta a comprendere più in profondità le esigenze della nuova domanda di turismo internazionale e a trovare le giuste risposte.